Pozzo del Diavolo
-
tipologia:
Grotta naturale -
quota:
820m -
anno:
0
Pozzo del Diavolo
Descrizione -
dislivello: -13 m - sviluppo planimetrico: 40 m
Si tratta dell'unica grotta del Lazio attualmente nota nelle rocce
vulcaniche. L'ambiente sotterraneo, infatti, deve essersi originato per
svuotamento della massa lavica (lave tefritico-fonolitiche).
L'imbocco della cavità è un foro con larghezza di 5 m. Si entra dal punto più basso lungo l'orlo, scendendo in arrampicata un saltino di 3 m e
raggiungendo un terrazzo che sovrasta un grande salone.
Il salone ha una forma irregolare con larghezza massima di 20 m e altezza fino a 5 m. Il pavimento, in discesa verso Ovest, è costituito da grandi blocchi crollati dalla volta, con le dimensioni massime di un cubo di
3 m di lato. Le pareti e la volta del salone sono lisce e di colore scuro, con numerose fratture in tutte le direzioni.
I grandi blocchi isolano alcuni piccoli ambienti sottostanti.
Sul lato NE del salone è presente una breve diramazione: si risale
su massi entrando in un foro di 60-70 cm che dopo 5 m porta alla base di un piccolo camino; in inverno una forte corrente d'aria percorre la
diramazione in direzione del salone. Poco più in basso rispetto a questa diramazione se ne trova una seconda, che risale a scivolo per una decina
di metri. I camini delle diramazioni sembrano corrispondere a due piccoli
avvallamenti all'esterno.
Modesti stillicidi scendono dalle pareti nei periodi umidi.
Nella grotta furono rinvenuti tra il terriccio ed i massi di crollo numerosi frammenti di vasi la cui tipologia, data l'originalità dei pezzi rinvenuti, fu definita "aspetto di Monte Venere". Per questo sito sono
state eseguite numerose analisi al C14 per stabilire l'età assoluta degli strati. I risultati di queste datazioni collocano l'aspetto di Monte Venere tra
la seconda metà del V e gli inizi del IV millennio a.C. (DELPINO & FUGAZZOLA DELPINO, 1980).
Stato dell'ambiente -
A parte gli scavi archeologici, la grotta appare integra, nonostante le frequenti visite di escursionisti e speleologi.
Note tecniche -
Non sono necessarie attrezzature.
Storia delle esplorazioni -
La grotta è conosciuta da sempre. Nel 1970 alcuni archeologi dilettanti la esplorarono, e scoprirono numerosi frammenti ceramici,
segnalandoli alla Sovrintendenza Archeologica per l'Etruria Meridionale,
che nel settembre 1972 eseguì alcuni saggi stratigrafici.
Itinerario -
Dalla piazza centrale di Ronciglione (piazza Vittorio Emanuele) si segue la via Cassia in direzione Viterbo. Dopo 2,5 km si imbocca una
stradina a sinistra. Percorsi 200 m, ad un bivio si svolta a destra. Si prosegue per 3,4 km sulla strada che costeggia il lago, fino ad un incrocio
presso una cabina elettrica, dove si svolta a destra e, percorsi 700 m,
ad un ulteriore bivio si svolta a sinistra. Ancora 2,2 km e si raggiunge il parcheggio di un?area attrezzata per picnic, dove si lascia la macchina.
A piedi, si attraversa la strada e si prende il sentiero che risale il versante verso SW. Il sentiero è segnalato da cippi in pietra e porta ad una
sella fra due delle tre cime di Monte Venere; dalla sella si sale alla vetta di sinistra (Sud). Dal centro del piano sommitale della vetta si prosegue
verso SW; una trentina di metri più in basso sul versante si trova l'imbocco
recintato della cavità (40 minuti di cammino).
dislivello: -13 m - sviluppo planimetrico: 40 m
Si tratta dell'unica grotta del Lazio attualmente nota nelle rocce
vulcaniche. L'ambiente sotterraneo, infatti, deve essersi originato per
svuotamento della massa lavica (lave tefritico-fonolitiche).
L'imbocco della cavità è un foro con larghezza di 5 m. Si entra dal punto più basso lungo l'orlo, scendendo in arrampicata un saltino di 3 m e
raggiungendo un terrazzo che sovrasta un grande salone.
Il salone ha una forma irregolare con larghezza massima di 20 m e altezza fino a 5 m. Il pavimento, in discesa verso Ovest, è costituito da grandi blocchi crollati dalla volta, con le dimensioni massime di un cubo di
3 m di lato. Le pareti e la volta del salone sono lisce e di colore scuro, con numerose fratture in tutte le direzioni.
I grandi blocchi isolano alcuni piccoli ambienti sottostanti.
Sul lato NE del salone è presente una breve diramazione: si risale
su massi entrando in un foro di 60-70 cm che dopo 5 m porta alla base di un piccolo camino; in inverno una forte corrente d'aria percorre la
diramazione in direzione del salone. Poco più in basso rispetto a questa diramazione se ne trova una seconda, che risale a scivolo per una decina
di metri. I camini delle diramazioni sembrano corrispondere a due piccoli
avvallamenti all'esterno.
Modesti stillicidi scendono dalle pareti nei periodi umidi.
Nella grotta furono rinvenuti tra il terriccio ed i massi di crollo numerosi frammenti di vasi la cui tipologia, data l'originalità dei pezzi rinvenuti, fu definita "aspetto di Monte Venere". Per questo sito sono
state eseguite numerose analisi al C14 per stabilire l'età assoluta degli strati. I risultati di queste datazioni collocano l'aspetto di Monte Venere tra
la seconda metà del V e gli inizi del IV millennio a.C. (DELPINO & FUGAZZOLA DELPINO, 1980).
Stato dell'ambiente -
A parte gli scavi archeologici, la grotta appare integra, nonostante le frequenti visite di escursionisti e speleologi.
Note tecniche -
Non sono necessarie attrezzature.
Storia delle esplorazioni -
La grotta è conosciuta da sempre. Nel 1970 alcuni archeologi dilettanti la esplorarono, e scoprirono numerosi frammenti ceramici,
segnalandoli alla Sovrintendenza Archeologica per l'Etruria Meridionale,
che nel settembre 1972 eseguì alcuni saggi stratigrafici.
Itinerario -
Dalla piazza centrale di Ronciglione (piazza Vittorio Emanuele) si segue la via Cassia in direzione Viterbo. Dopo 2,5 km si imbocca una
stradina a sinistra. Percorsi 200 m, ad un bivio si svolta a destra. Si prosegue per 3,4 km sulla strada che costeggia il lago, fino ad un incrocio
presso una cabina elettrica, dove si svolta a destra e, percorsi 700 m,
ad un ulteriore bivio si svolta a sinistra. Ancora 2,2 km e si raggiunge il parcheggio di un?area attrezzata per picnic, dove si lascia la macchina.
A piedi, si attraversa la strada e si prende il sentiero che risale il versante verso SW. Il sentiero è segnalato da cippi in pietra e porta ad una
sella fra due delle tre cime di Monte Venere; dalla sella si sale alla vetta di sinistra (Sud). Dal centro del piano sommitale della vetta si prosegue
verso SW; una trentina di metri più in basso sul versante si trova l'imbocco
recintato della cavità (40 minuti di cammino).
Bibliografia
Le grotte del Lazio. I fenomeni carsici, elementi della geodiversità - www.parchilazio.it