Convento di San Cosimato

  • tipologia:
    Edifici vari
  • quota:
    318m
  • anno:
    503
  • epoca:
    Medioevale


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Convento di San Cosimato

Sotto la rupe di San Cosimato le due rive dell?Aniene sono molto ravvicinate e costituiscono il punto più stretto nella omonima valle, per cui è logico dedurre che fin dell?antichità permettevano un agevole guado. A riprova di tali deduzioni è il ritrovamento di tracce di remote presenze umane, riportate alla luce in occasione dei lavori condotti nei primi anni del Novecento per realizzare la diga, sottostante la rupe, con cui l?Aniene è stato incanalato. Nella parete della rupe sottostante il Convento sono scavati due gruppi di cavità, note da tempo immemorabile; nel primo gruppo è compresa un?ampia cavità naturale la cui parte più interna, intatta, permette di osservare la saldatura di migliaia di stalattiti e stalagmiti calcaree. Accanto, un?altra cavità, chiusa con lastre di pietra, nella quale in passato, vennero gettate migliaia di ossa umane che la tradizione attribuisce ai caduti di un?importante battaglia tra Cristiani e Saraceni combattuta nei pressi nel 916 ma, più probabilmente, provenienti dalle sepolture delle vittime delle pestilenze verificatesi fra il 1500 ed il 1700. Proseguendo la discesa, lungo il sentiero si incontrano altri piccoli ambienti modificati dall?uomo e, a chiusura del percorso, una cappella intitolata a S. Michele Arcangelo.

Più in basso scendeva una lunga scalinata incisa nella roccia, in parte crollata: è la cosiddetta ?scala dei Frati? che consentiva ai monaci eremiti e poi ai frati del Convento di andare ad attingere acqua o lavare i propri sai presso il fiume. Il secondo gruppo di cavità è raggiungibile, invece, attraverso una scala che inizia in fondo al parco dell?Oasi Francescana e che si snoda con una galleria artificiale in ripida discesa al termine della quale s?incontra un sistema di piccole cavità naturali nelle quali si riconoscono un altare, alcune vaschette e nicchie e il luogo di ritiro del Beato Bonaventura.

Scendendo il ripidissimo sentiero si raggiunge infine un complesso di edifici che comprende la Cappella di San Benedetto. La tradizione vuole che nel 503, Benedetto da Norcia (480 ? 547 circa), chiamato a dirigere la comunità dei ?monaci della rupe?, accettò a malincuore l?incarico; la norma della rettitudine di Benedetto, la Regola, entrò ben presto in rotta di collisione con le consuetudini poco ortodosse dei monaci tanto che la leggenda parla di un tentato avvelenamento che sarebbe avvenuto proprio nelle grotte sottostanti il Convento. La comunità monastica eresse successivamente una Chiesa e un Monastero, tra i ruderi romani soprastanti la rupe, dedicati ai Santi medici Cosma e Damiano; devastati da varie scorrerie tra il 545 e il 589, il Monastero venne poi completamente distrutto dai Saraceni nel IX secolo. San Cosimato, risorto come Abbazia cluniacense sotto Alberico, raggiunse grande potere e splendore; con la morte di Alberico il complesso visse un periodo di decadenza, perdendo al contempo molti possedimenti terrieri. Non avendo più importanti risorse economiche, il Monastero divenne facile preda delle mire dei potenti confinanti per poi diventare, su decisione del Pontefice Gregorio VII, possedimento dell?Abbazia di San Paolo fuori le Mura. San Cosimato venne incluso tra le ?Regalia Beati Petri?, le proprietà inalienabili della Sede Apostolica e fu elevato da Celestino III (1191 ? 1198) ad Abbazia benedettina autonoma, dipendente direttamente dalla Santa Sede; anche Innocenzo III confermò questa condizione. Dal 1241 San Cosimato, impoveritosi spiritualmente e materialmente, fu aggregato all?Abbazia di San Sebastiano alle Catacombe di Roma dell?Ordine Cistercense. Negli anni a seguire la comunità monastica ebbe grande importanza nella vita amministrativa della zona. Il Monastero rimase ai Cistercensi fino al 1407, anno in cui passò ai Frati Ambrosiani di San Clemente di Roma che provvidero ad un ampio restauro. Nel 1600 iniziò il decadimento morale ed economico dell?Ordine di Sant?Ambrogio, tanto che nel 1643 venne soppresso da Papa Urbano VIII; nel 1652 fu soppresso anche il Convento. L?intero complesso fu successivamente abbandonato riducendosi a ?ricettacolo di bestie? rimanendo in questo stato fino al 1668 quando Papa Clemente IX accolse la richiesta di Don Lelio Orsini, Principe di Vicovaro, nonché amico e sostenitore dell?Ordine Francescano, che ne divenne proprietario. Con l?arrivo dei francescani iniziarono i lavori di ristrutturazione, della Chiesa e delle grotte, che furono completati a spese del nuovo signore di Vicovaro, il Conte Paolo Bolognetti, subentrato alla famiglia Orsini. La struttura vera e propria del Convento, fu invece completamente riedificata tra il 1727 ed il 1735.

Nel 1808 il Convento fu soppresso secondo i dettami napoleonici e, dal 1873, incamerato dallo Stato Italiano che lo annesse al Comune di Vicovaro: fu utilizzato prima come ospedale, poi come lazzaretto ed infine come Comando del vicino campo di prigionia. Nel 1925 venne affittato ai Frati e nel 1936, grazie al Podestà di Vicovaro, Antonio Santini, tornò definitivamente ai Frati della Provincia Romana; una lapide in marmo, presente all?interno dell?oasi francescana, ricorda questo definitivo passaggio. Iniziarono così nuovi lavori di restauro che furono poi continuati negli anni Cinquanta, Sessanta e Settanta e poi ancora nel periodo del Giubileo del 2000. In quegli anni il Convento si trasformò lentamente in luogo di accoglienza, trasformando i piani superiori in camere da letto e diventando a tutti gli effetti, Casa per ferie. La gestione alberghiera fu curata dai Frati stessi fino alla fine del 2005, quando affidarono tale gestione ad una cooperativa sociale del luogo. I Frati conservano la loro presenza nelle attività pastorali e di cura della comunità locale.
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Indirizzo:
Strada Statale 5, 47, 00029 Vicovaro RM, Italia

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